....... LA VOCE DELL'ANTICA PIETRA VINCE IL SILENZIO DEI SECOLI …..

La necropoli etrusca della Lastruccia (località La Pozza)

Riportiamo dal   “ Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana  - SCAVI E RICERCHE SUL TERRITORIO"                                          (edizioni ALL' INSEGNA DEL  GIGLIO) :

 

“Nella primavera del 2005, in seguito a segnalazioni, è stata effettuata con procedura d’urgenza una campagna di saggi stratigrafici sul monte Calvana , nei boschi che dominano da est la valle del Bisenzio e il vicino abitato di Filettole.  Nella zona del Borro della Lastruccia, in località La Pozza, nascosti dalla fitta vegetazione, emergevano grandi accumuli di pietre e si intravedevano strutture murarie delimitanti piccoli ambienti, che richiamavano la tipologia delle tombe etrusche a camera.

La ripulitura dal manto vegetale ha consentito di mettere completamente in luce quattro strutture e di individuare altre evidenze di pietre lavorate  negli ampi spazi compresi tra un’emergenza e l’altra.

 

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Tomba 4 B

Necropoli Lastruccia

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....Le strutture .... , realizzate a secco utilizzando pietre e lastre grezze o appena sgrossate di alberese ricavato dai numerosi affioramenti della zona, sono disposte lungo i pendii a sfruttare terrazzamenti naturali, in parte integrati a valle da muri nei quali possiamo riconoscere dei veri e propri tamburi. Queste strutture sono state profondamente modificate e riutilizzate nel  tempo, come testimoniano i numerosi inserimenti della varietà di alberese denominata cappellaccio nelle integrazioni dei muri, le pesanti tracce di malta, alcuni muri con andamenti anomali, oltre all’assenza di reperti sui piani pavimentali. Gli edifici sono stati occupati in epoca recente dai boscaioli e dai cacciatori, come documentano i numerosi bossoli di cartuccia.

Le emergenze possono tuttavia essere identificate come tombe a camera di periodo etrusco, una tipologia che ricopre un arco cronologico ampio ed un vasto territorio.  Attestata fin dall’VIII secolo a.C. accanto alle semplici tombe a fossa, la sepoltura con struttura a camera diviene la forma dominante in tutta l’Etruria, anche se con varianti architettoniche locali (Prayon 2000, pp. 335-344). Per il complesso pratese, utili possono essere alcuni confronti nell’ambito del territorio fiesolano, in particolare con la necropoli di via del Bargellino a Fiesole, databile al III secolo a.C. (Galli 1913, p. 327 sgg.; Magi 1928, p. 325 sgg.; Maetzke 1957, p. 267 sgg.).  Oltre alle forti analogie costruttive, sia la necropoli di Fiesole che quella della Calvana si adattano fortemente alla morfologia naturale del terreno, mediante sistemazioni su terrazzamenti atte ad assecondare la pendenza della roccia e la loro collocazione lungo una direttrice viaria.

La valle del Bisenzio è stata infatti una via di comunicazione transappenninica molto importante nell’antichità, in quanto collegava due aree etrusche allineate geograficamente, a nord e a sud dell’Appennino – da un lato Marzabotto e Bologna, dall’altro Fiesole, Prato e Artimino –, continuando a svolgere questa funzione di collegamento anche più tardi, nel periodo ellenistico. Le tombe della Calvana sono quindi strategiche per la posizione che occupano, poiché si trovano lungo percorsi transappenninici battuti almeno fin dal periodo arcaico (Poggesi 2000, pp. 61-69).

Stando ai dati recenti, l’insediamento più vicino alle tombe è il centro etrusco di Gonfienti, presso la moderna Prato, collocato all’estremità della pianura pratese compresa tra il fiume Bisenzio, il torrente Marinella e le pendici della Calvana, datato tra il VI secolo e la fine del V secolo a.C. (Millemaci, Poggesi 2004, pp. 45-46). Tuttavia collegare le tombe della Pozza con l’abitato di Gonfienti desta alcune perplessità, poiché la collocazione in altura dell’eventuale necropoli appare poco credibile rispetto all’insediamento posto a valle. In tal senso, anche i rarissimi reperti rinvenuti nel corso delle indagini sulla Calvana non offrono alcun supporto, in quanto riferibili oltre la metà del XVII secolo d.C. e pertanto connessi ai pesanti rimaneggiamenti e alle riutilizzazioni delle strutture.”

Gabriella Poggesi  (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana)

Andrea  Magno  (Società Archeologica del Centro Italia)

 

Riferimenti bibliografici

Galli E. 1913, Scoperta di sepolcri a camera in via del Bargellino, in NS, p. 327 sgg.

Maetzke G. 1957, Scoperta di tombe etrusche in via Matteotti, in NS, p. 267 sgg.

Magi F. 1928, Nuova tomba a camera nel sepolcreto di via Bargellino, in NS, p. 325 sgg.

Millemaci G., Poggesi G, 2004, Ceramica attica dall’abitato etrusco di Gonfienti, in Attische Vasen in etruskischem Kontext, Beihefte zum CVA, II, München, pp. 45-52.

Poggesi G. 2000, Prato, Gonfienti: la ricerca archeologica nell’area dell’Interporto. Il contesto, in M. C. Bettini , G. Poggesi (a cura di), Archeologia 2000. Un progetto per la Provincia di Prato, Atti della giornata di studio (Carmignano 1999), Montespertoli, pp. 58-69.

Prayon F. 2000, L’architettura funeraria, in M. T (a cura di), Gli Etruschi, Catalogo della mostra (Venezia),Milano, pp. 335-344.